Non esiste coerenza nel sound-design di Lisle Ellis.
"Sucker Punch Requiem" pressa in un format varie estetiche dell'emisfero nu-contemporanea: fermezze avant-jazz, assennati sballottamenti elettro-beat, loop molestati dai fiati e da vocalizzi oltremodo destrutturati (di routine per signorine-nichiliste quali Pamela Z), organismi acustici rianimati da parentesi minimal-ambient. Dj Spooky pacificato in riunione con la crm de la crm dei cosiddetti downtown cats, Matthew Ship e Guillermo E. Brown. In un flash, l'imprinting delle produzioni Thirsty Ear e Nu Bop, tirato come un boomerang, che torna sempre (utile?) nelle impalcature di Zio Lisle: interprete maturo della new-music - e guarda come piccolo il mondo - co-firmatario nel 2005, insieme a due purosangue di casa nostra, Alberto Braida e Fabrizio Spera, di una raccolta di improvvisazioni, "Di Terra", proposta proprio dall'etichetta di Varese (la menzionata N.B.).
Ai giorni nostri, Ellis rientra nel tram-tram della Grande Mela dopo un riposino intellettuale nella Bay-Area costato, appunto, un paio di calendari; spicchio di tempo dove il fare-musica, posto in sordina, 'staccato in corsa' dallo studio (sebbene timoroso e non accademico) su tendenze-di-forma pittoriche, ovviamente confacenti all'era post-moderna. Librando l'intelletto tra le cavitˆ colorate della pop-art e del graffitismo militante, il laboratorio cerebrale del nostro riconverge sulla composizione, rendendo viva una recita con le note esibite e gettate come colore, ispirandosi palesemente all'azione pittorica come arrampicata strutturale. Improvvisazione o jazz-tronica, swing o colta che sia, "Sucker Punch Requiem" concepito come se a dirigere vi fosse la mente, l'ansia, la liberazione e la decisione di un pittore, e non quella di un classico sarto dei suoni.
L'atmosfera da sottobosco metropolitano di scena parallelamente nella selezione dei compagni di ventura: la cantante Pamela Z (esperta in auto distorsione alla voce e importata direttamente dai viaggi californiani), Holly Hoffman (flautista tra il classico e Dolphy, forse l'unica a provenire dai 'quartieri alti' dello swing), Oliver Lake (occupato ininterrottamente dal sax con digressioni free o notturne), George E. Lewis (al trombone e memorabile nella dominazione ritmica di For Blues And Other Spells), Mike Wofford (pianista arioso, propenso ad adattarsi ovunque: in situazioni rischiose quanto nelle pi tradizionali), Susie Ibarra (improviser di nicchia alle pelli).
Il deus ex machina, al fianco del familiare contrabbasso, sperimenta il lato elettronico del proprio umore, scrivendo una serie distaccata e specifica di 'corti'. I diversi Perishable FigÉ, di fatti, sono una melma costituita da samples strumentali e gettate di noise 'n' beat autoctono.
Tutto l'ambaradan costantemente accerchiato dal ricordo di Jean-Michel Basquiat, al quale Ellis in segno di pura e semplice fratellanza dedica in partenza tutto il cd.